Questo errore può costare settimane di malattia ai bambini: ecco cosa fare davvero in inverno

Francesco Russo

Novembre 8, 2025

Un bambino che torna da scuola con il naso che cola e la febbre è una scena che molte famiglie italiane riconoscono ogni stagione fredda. Nei corridoi delle scuole, nei mezzi pubblici e nelle case affollate i virus respiratori trovano un terreno ideale per circolare: bastano pochi starnuti vicini per accendere una catena di contagi. Capire perché accade, riconoscere i segnali che richiedono un intervento medico e adottare pratiche quotidiane di prevenzione può ridurre i rischi per i più piccoli.

Perché i bambini si ammalano così spesso: cause e modalità di trasmissione

L’influenza è un’infezione virale acuta dell’apparato respiratorio che predilige i mesi freddi. I virus responsabili appartengono alla famiglia degli Orthomyxoviridae e oggi si riconoscono quattro tipi principali: tipo A (circola tra uomini e animali), tipo B (solo nell’uomo), tipo C (poco rilevante) e tipo D (principalmente animale). La caratteristica che complica la difesa del corpo è la loro tendenza a mutare da una stagione all’altra: anticorpi sviluppati l’anno precedente possono offrire poca protezione. Un dettaglio che molti sottovalutano è che il rischio cresce non per il freddo in sé, ma perché in questi mesi si trascorre più tempo in spazi chiusi.

I bambini risultano più vulnerabili perché il loro sistema immunitario è ancora in maturazione e perché giocano vicino gli uni agli altri, parlano e si scambiano oggetti. La trasmissione avviene in due modalità: diretta, tramite tosse, starnuti o contatto ravvicinato; indiretta, attraverso superfici contaminate come giocattoli o posate condivise. Per questo le aule scolastiche, i nidi e i mezzi pubblici sono luoghi tipici di diffusione. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è la persistenza dei virus su superfici esterne del corpo e sugli oggetti, che facilita l’ingresso del patogeno attraverso le mucose.

Sintomi, incubazione e quando rivolgersi al pediatra

Nel bambino l’influenza compare con i sintomi classici: febbre, brividi, mal di gola, tosse, naso che cola, dolori muscolari, affaticamento e talvolta disturbi gastrointestinali come nausea, vomito e diarrea. Il periodo di incubazione varia, ma chi è contagiato può trasmettere il virus già al momento della comparsa dei sintomi; nei bambini e nelle persone immunodepresse la contagiosità si protrae più a lungo rispetto agli adulti. In media la malattia si risolve nell’arco di 7–10 giorni, ma alcuni sintomi come la tosse o la stanchezza possono durare più a lungo.

La maggior parte dei casi segue un decorso benigno, ma è fondamentale individuare i segnali di allarme: febbre persistente per più giorni, difficoltà respiratorie, segni di disidratazione, sonnolenza insolita o peggiore della tosse. In presenza di dolore all’orecchio, tosse che non cede o evidente peggioramento è opportuno contattare il pediatra. Tra le complicanze possibili, specie nei bambini fragili, figurano otite, bronchite, sinusite e polmonite; rari casi possono evolvere verso encefalite o convulsioni.

Un dettaglio che molti ritengono secondario: la tempestività nell’isolare il piccolo malato evita la diffusione ad altre famiglie e nelle comunità scolastiche. Per i bambini con patologie croniche è consigliabile un monitoraggio più stretto e, se indicato, l’intervento antivirale su prescrizione medica.

Prevenzione pratica e come gestire l’influenza in casa

La prevenzione si basa su gesti semplici ma efficaci. Il primo è lavare le mani con cura e spesso, soprattutto dopo aver tossito o starnutito e dopo l’uso di spazi pubblici: è l’intervento più raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Arieggiare gli ambienti dove i bambini trascorrono molte ore riduce la concentrazione virale; in casa e a scuola vale la regola di qualche minuto di ricambio d’aria più volte al giorno. Evitare il riscaldamento eccessivo è utile: mantenere temperature intorno ai 19 gradi evita che l’aria diventi troppo secca e le mucose si disidratino.

Altri comportamenti da seguire: non scambiare biberon, ciucci o posate, insegnare a non toccarsi occhi, naso e bocca senza prima aver lavato le mani, gettare i fazzoletti usati e favorire il gioco all’aria aperta quando possibile. Il vaccino antinfluenzale rimane uno strumento importante: in Italia l’Istituto Superiore di Sanità raccomanda la vaccinazione in particolari fasce d’età e per i bambini con condizioni di rischio; la vaccinazione riduce il rischio di contagio e la gravità dei casi, tutelando anche l’ambiente familiare.

In caso di febbre alta, peggioramento dei sintomi o dubbi, è consigliabile rivolgersi al pediatra per indicazioni su antipiretici, idratazione, lavaggi nasali e, se necessario, terapie specifiche. Un fenomeno che molti sottovalutano è l’importanza di non somministrare antibiotici senza controllo medico: non sono efficaci contro i virus e vanno riservati alle infezioni batteriche confermate. Per famiglie che vivono in città o in regioni ad alta densità, tenere a portata di mano un piano condiviso con la scuola e il medico di famiglia può semplificare la gestione pratica dei casi durante la stagione influenzale.