Il caffè quotidiano alza davvero il colesterolo? Gli specialisti chiariscono i possibili effetti

Il caffè quotidiano alza davvero il colesterolo? Gli specialisti chiariscono i possibili effetti

Una tazza di caffè e una caffettiera, in uno scatto che evoca la quotidianità del rito del caffè mattutino. - acquaesaponec5.it

Luca Antonelli

Novembre 17, 2025

Ogni mattina, nelle piazze e nelle cucine italiane, la tazzina di caffè è un rito: aroma, rapidità, e quel colpo di energia che apre la giornata. Ma dietro a questo gesto quotidiano c’è una domanda pratica che ritorna spesso nelle visite dal medico: bere caffè ogni giorno può influire sul colesterolo? La risposta non è netta: la letteratura scientifica restituisce risultati misti e il vero effetto dipende da più elementi concreti, come il tipo di caffè e lo stile di vita. Un dettaglio che molti sottovalutano è proprio la tecnica di preparazione, che in città come Roma o Milano può variare sensibilmente rispetto al Nord Europa.

Caffè e colesterolo: il nodo dei diterpeni

Negli studi che indagano il rapporto tra caffè e colesterolo emergono due nomi ricorrenti: cafestolo e kahweol, i diterpeni presenti nei fondi della bevanda. Questi composti, soprattutto se si consuma caffè non filtrato come il caffè turco o la moka molto densa, possono aumentare i livelli di LDL in alcune persone. Lo raccontano ricerche condotte in contesti diversi: in alcune popolazioni l’effetto è misurabile, in altre risulta trascurabile. Il motivo per cui i risultati appaiono così variegati riguarda la variabilità individuale e l’insieme dei fattori di rischio cardiovascolare: dieta, peso, attività fisica.

Il caffè quotidiano alza davvero il colesterolo? Gli specialisti chiariscono i possibili effetti
Un primo piano di chicchi di caffè tostati, protagonisti della questione sul colesterolo sollevata dagli specialisti. – acquaesaponec5.it

Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che il rito del bar spesso unisce il caffè ad altri ingredienti — zucchero, latte intero — che incidono sul profilo lipidico. Per questo alcuni ricercatori suggeriscono che non sia il caffè in sé, ma la modalità di consumo a determinare l’impatto sul colesterolo. In sintesi, chi è preoccupato per i livelli di grassi nel sangue dovrebbe valutare la tipologia di caffè e la frequenza, oltre a controllare i parametri ematici in maniera periodica.

Metodo di preparazione e numeri: quando cambia il rischio

Il metodo con cui si prepara il caffè fa la differenza. Il caffè filtrato, che include l’uso di carta filtrante o dispositivi con filtro, riduce sensibilmente la quantità di diterpeni nella tazza. Al contrario, la moka tradizionale e il caffè turco tendono a conservarli. Anche l’espresso rientra spesso tra le opzioni a basso contenuto di diterpeni, grazie alla breve estrazione e all’uso di filtri in alcune macchine professionali. Questo non annulla però la variabilità individuale: alcune persone manifestano aumenti di LDL con quantità anche moderate, mentre altre no.

Per tradurre i dati in pratica, molte linee guida parlano di consumo moderato e indicano come riferimento circa 3-4 tazze al giorno per gli adulti sani. Un dettaglio che molti sottovalutano è la taglia della tazzina: in Italia la quantità per tazza è spesso inferiore rispetto alle tazze servite in altri paesi, e questo abbassa l’esposizione complessiva ai componenti attivi. Se si hanno problemi di colesterolo, i clinici suggeriscono di monitorare i livelli lipidici e, se necessario, provare una fase di prova cambiando metodo di preparazione per vedere l’effetto sui valori ematici.

Benefici del consumo moderato e consigli pratici

Accanto alle preoccupazioni, ci sono benefici riconosciuti del consumo moderato di caffè. Numerosi studi mostrano associazioni con miglioramenti della vigilanza, della memoria e della concentrazione, oltre a effetti antiossidanti. In alcuni studi epidemiologici si osserva anche una minore incidenza di diabete di tipo 2 e un possibile effetto protettivo verso alcune malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer e il Parkinson. Questi effetti sono però legati a un consumo equilibrato e integrato in uno stile di vita sano.

Per ridurre il rischio di un eventuale aumento di colesterolo si possono seguire alcuni accorgimenti pratici: preferire il caffè filtrato quando si è a rischio, limitare zucchero e panna, e mantenere il consumo entro la soglia consigliata. Un dettaglio che molti sottovalutano è la stagionalità delle abitudini alimentari: nelle festività si tende a consumare più dolci con il caffè, e questo influisce sui parametri metabolici. Alla fine, chi segue un percorso di controllo del colesterolo troverà utile parlare con il proprio medico e, se necessario, fare una prova di qualche settimana cambiando metodo di preparazione. Molti locali in Italia propongono ormai alternative filtrate: è una tendenza che alcuni consumatori stanno già adottando nelle loro routine quotidiane.