Migliaia di famiglie coinvolte: la decisione che mette in crisi le vecchie regole dell’INPS

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Lorenzo Fogli

Novembre 18, 2025

Una nuova sentenza riconosce l’assegno familiare anche ai nonni: per l’INPS cambia il criterio “a carico”.

Una recente pronuncia della Corte di Cassazione ha stabilito che anche i nonni che si occupano stabilmente dei nipoti possono avere diritto all’assegno per il nucleo familiare. Una svolta concreta che modifica l’interpretazione restrittiva seguita finora dall’INPS, secondo cui l’assegno spettava solo a chi aveva legami economici diretti e dimostrabili al cento per cento. Il caso esaminato dai giudici riguarda una situazione tutt’altro che rara: un minore cresciuto dalla nonna, con genitori assenti o economicamente incapaci di provvedere. La Corte ha ribadito un principio essenziale: non conta solo la residenza, ma chi garantisce stabilità e sostegno quotidiano.

Cosa ha deciso la Cassazione e perché questa sentenza cambia tutto per chi vive con i nipoti

La vicenda che ha portato alla sentenza è iniziata quando una donna, nonna di un minore, ha chiesto all’INPS il riconoscimento del diritto all’assegno familiare, sostenendo di essere l’unica figura stabile nella vita del nipote. Il bambino viveva con lei da anni, mentre il padre risultava totalmente assente e la madre non percepiva alcun reddito. La richiesta è stata inizialmente accolta dalla Corte d’Appello, ma l’INPS ha deciso di ricorrere in Cassazione, ritenendo che la donna non fosse titolata a ricevere il beneficio.

Cosa ha deciso la Cassazione e perché questa sentenza cambia tutto per chi vive con i nipoti – acquaesaponec5.it

Secondo l’Istituto, la semplice convivenza non bastava a dimostrare il mantenimento effettivo. Ma i giudici hanno respinto questa visione, stabilendo un principio opposto: non è necessaria la prova formale di ogni spesa sostenuta, se la situazione complessiva dimostra chiaramente che il minore è a carico in modo sostanziale. La Cassazione ha chiarito che per “vivenza a carico” non si intende solo la dipendenza economica assoluta, ma una prevalente e continua assunzione di responsabilità.

In altre parole, chi si prende cura davvero del minore, garantendo cibo, scuola, vestiti e presenza quotidiana, può accedere all’assegno, anche se non è il genitore diretto. È un riconoscimento che adegua le norme a quella che, in molte famiglie italiane, è già la realtà quotidiana. I giudici hanno ricordato che la prova può essere fornita anche attraverso presunzioni logiche, valutando il quadro complessivo e non solo documenti fiscali.

Il pronunciamento stabilisce quindi che l’INPS dovrà riconoscere l’assegno a chi, pur non essendo genitore, svolge il ruolo centrale di riferimento economico e affettivo per il minore. Una posizione che potrebbe aprire la strada a molte altre richieste, specie in famiglie dove i nonni sostituiscono di fatto i genitori, per cause di forza maggiore.

Cosa cambia ora per le famiglie e chi può fare domanda all’INPS dopo la sentenza

L’effetto della sentenza non è teorico: da questo momento in poi, chi si trova in una situazione simile a quella giudicata dalla Cassazione può presentare una nuova richiesta all’INPS, forte del precedente legale. Questo vale in particolare per i nonni che convivono con i nipoti e dimostrano di essere l’unico sostegno continuativo, non solo dal punto di vista materiale ma anche educativo. Il caso esaminato a fine ottobre ha messo nero su bianco che non basta guardare i redditi a freddo, ma va considerato chi si occupa davvero del bambino, giorno per giorno.

Nel caso specifico, la donna riceveva una pensione, il padre del minore non era reperibile e la madre viveva in condizioni precarie. L’assegno familiare, spiegano i giudici, deve servire a sostenere chi realmente mantiene il minore, al di là delle formalità. Per l’INPS si tratta di una sconfitta simbolica, perché mostra come l’approccio rigido e burocratico possa andare contro il principio stesso di tutela della famiglia.

La Cassazione ha aperto uno spiraglio importante per molte famiglie italiane, dove i nonni sono già da anni il fulcro economico e affettivo. Anche se la sentenza non cambia direttamente la legge, stabilisce un orientamento chiaro, a cui i tribunali potranno riferirsi in casi simili. In pratica, sarà sempre più difficile per l’INPS respingere le richieste in presenza di situazioni analoghe.

Chi si trova in un contesto di convivenza stabile, senza alternative valide da parte dei genitori, può ora valutare se ha diritto all’assegno. Saranno i giudici, caso per caso, a riconoscere la legittimità della domanda. Ma con questa sentenza, il criterio della “vivenza a carico” non è più solo una questione di carte: diventa una questione di realtà vissuta.