Più flessibilità, stipendi aggiornati e novità organizzative nel nuovo contratto per i dipendenti pubblici firmato da ARAN e sindacati
Lo scorso 3 novembre 2025 è stato firmato l’accordo definitivo per il contratto collettivo delle Funzioni locali. Un passaggio importante che coinvolge oltre 430 mila lavoratori della pubblica amministrazione, con un pacchetto di novità economiche e organizzative pensate per rispondere alle difficoltà di attrazione dei giovani verso il settore pubblico e per migliorare la qualità della vita dei dipendenti. Tra le misure previste ci sono l’introduzione della settimana corta su base volontaria, l’estensione dello smart working con nuovi diritti riconosciuti e l’aumento degli stipendi medi di circa 136 euro. Il contratto porta con sé anche una prima apertura a politiche di gestione per fasce d’età, per favorire il trasferimento delle competenze tra generazioni. Un cambio di passo atteso da anni.
Le novità sulla settimana corta e gli aumenti retributivi previsti dal contratto
La misura più discussa è quella che riguarda la possibilità per i lavoratori di accedere, su richiesta, a una settimana lavorativa articolata in quattro giorni, senza riduzioni dello stipendio. Le 36 ore settimanali rimangono, ma possono essere suddivise su meno giorni. Una flessibilità che, almeno in questa fase, sarà sperimentale e non obbligatoria, lasciando spazio alla discrezionalità degli enti. Secondo ARAN, questa novità punta a contrastare l’abbandono del settore pubblico, migliorando le condizioni lavorative soprattutto per chi cerca un equilibrio tra attività professionale e impegni familiari.

Il contratto prevede anche un incremento salariale mensile di circa 136,76 euro lordi, valido su tredici mensilità. Per i dipendenti con incarichi ad alta qualificazione il tetto massimo retributivo sale da 18 mila a 22 mila euro. Nell’accordo si legge inoltre che gli enti dovranno tenere conto dell’età anagrafica dei dipendenti nella gestione delle risorse umane. L’obiettivo è promuovere lo scambio di competenze e l’inclusione generazionale. Non a caso, il presidente Naddeo ha sottolineato come l’accordo sia stato sbloccato anche grazie agli interventi del Ministro Zangrillo nella legge di bilancio 2026, che ha dato impulso alla nuova tornata contrattuale 2025-2027.
Va precisato che non tutte le categorie potranno accedere alla settimana corta. Il personale scolastico, ad esempio, è vincolato dal calendario e dall’orario delle lezioni. Per gli insegnanti statali, quindi, una riduzione dei giorni di lavoro potrebbe compromettere la continuità didattica e risultare impraticabile. Diverso invece il discorso per alcune categorie del comparto difesa: l’Esercito ha già autorizzato la settimana corta in alcune condizioni specifiche, previo ok del Comandante dell’unità. Una circolare del Reparto Reclutamento dello Stato Maggiore ne ha sancito la possibilità, chiarendo che non si applica al singolo militare ma solo a reparti interi. Anche in questo caso, si tratta di una scelta legata a esigenze organizzative.
Più tutele per chi lavora da remoto e svolta definitiva sul buono pasto
Il contratto firmato a novembre segna anche una svolta nella gestione dello smart working. Dopo gli anni della pandemia, in cui il lavoro agile è stato uno strumento fondamentale per garantire la continuità amministrativa, oggi si passa a un assetto strutturato e regolato dalla contrattazione collettiva. Il lavoro a distanza viene riconosciuto in pieno, sia nei diritti che nelle tutele: per la prima volta, i dipendenti in smart working avranno diritto al buono pasto, equiparando le condizioni a chi lavora in presenza. Un passaggio atteso da tempo, che va a correggere una disparità evidenziata da molte sigle sindacali.
Non si tratta solo di un riconoscimento simbolico. Il buono pasto è spesso uno degli elementi che incidono sulla soddisfazione complessiva del dipendente e sul valore effettivo della retribuzione. La sua estensione al lavoro da remoto è un segnale concreto di adattamento alle nuove forme di organizzazione. Ma il contratto prevede anche la possibilità di aumentare i giorni in modalità agile, superando il limite che imponeva la prevalenza delle giornate in presenza. Sarà il Piano Integrato di Attività e Organizzazione (PIAO) a stabilire i criteri e le modalità, in accordo con i dirigenti e le esigenze dei singoli enti.
Come indicato dal Ministero del Lavoro, lo smart working nella pubblica amministrazione sarà sempre legato a obiettivi, cicli e risultati, e dovrà essere formalizzato in un accordo tra lavoratore e datore. Non è previsto un automatismo, ma un modello flessibile, che consenta di conciliarlo con l’efficienza dei servizi. Da strumento emergenziale, quindi, il lavoro agile entra nella normalità del comparto pubblico, ma in modo controllato e pianificato.
Con questo contratto si apre una fase nuova. Meno vincoli, più opzioni personalizzabili, una spinta all’innovazione gestionale degli enti locali. Sarà ora compito delle amministrazioni applicare le misure nel rispetto della sostenibilità organizzativa e senza sacrificare la qualità dei servizi.
