Nuovi criteri di reddito, verifiche automatiche e prestazioni gratuite riviste: ecco cosa cambia davvero per chi usufruisce del servizio sanitario nazionale
Nel 2026 le norme che regolano l’accesso all’esenzione dal ticket sanitario subiranno alcune modifiche. Cambiano i codici, si aggiornano le soglie di reddito e diventano più automatici i controlli per l’accesso alle prestazioni gratuite. Il sistema nazionale punta a semplificare il riconoscimento del diritto, riducendo le incertezze e limitando i margini di errore nelle autocertificazioni. Il rischio concreto è che chi non risulta correttamente censito nelle banche dati dello Stato possa trovarsi a pagare visite ed esami che in realtà spetterebbero gratuitamente. Le novità, già anticipate nel corso del 2025, entreranno a pieno regime a partire dal prossimo anno e interesseranno milioni di cittadini, in particolare le fasce più fragili.
Cosa cambia davvero per chi ha diritto all’esenzione e come funzioneranno i nuovi controlli
Le categorie che beneficiano dell’esenzione rimangono in gran parte le stesse, ma nel 2026 saranno ridefiniti alcuni parametri economici, sulla base dell’aggiornamento degli indicatori ISTAT. L’incrocio tra i dati dell’Agenzia delle Entrate, dell’INPS e del Ministero dell’Economia permetterà alle amministrazioni sanitarie di riconoscere automaticamente gli aventi diritto, riducendo la necessità di ricorrere alle autodichiarazioni. In teoria, chi rientra nei requisiti non dovrà fare nulla. Ma nella pratica può accadere che il nome non compaia nel sistema per errori anagrafici, disallineamenti tra banche dati o mancate comunicazioni.
Le principali condizioni che danno accesso all’esenzione restano collegate a reddito basso, età e condizione lavorativa. Ne hanno diritto i bambini sotto i 6 anni e gli over 65 con un reddito familiare inferiore ai 36 mila euro lordi, i disoccupati in situazione di difficoltà economica e i titolari di assegno sociale. Anche i pensionati con trattamento minimo rientrano, se rispettano i limiti previsti. Ognuna di queste categorie viene identificata con un codice esenzione specifico, che il medico deve riportare correttamente sulla ricetta al momento della prescrizione.

A questi parametri si aggiungono le esenzioni per patologie croniche certificate o per condizioni particolari come invalidità o malattie rare. Ogni Regione ha comunque facoltà di ampliare la platea, introducendo criteri aggiuntivi locali. Non a caso, alcuni cittadini possono avere accesso a prestazioni gratuite in una regione ma non in un’altra. La verifica della posizione potrà essere fatta anche attraverso il Fascicolo Sanitario Elettronico, i portali regionali o direttamente agli sportelli CUP.
Nel 2026 sarà disponibile un nuovo elenco dettagliato delle prestazioni gratuite, che include, tra le altre cose, esami inseriti nei programmi di prevenzione pubblica, visite di base, accertamenti in caso di rischio infettivo e l’assistenza durante i ricoveri, anche diurni. Confermati anche gli ausili per i pazienti diabetici e i prodotti specifici per celiaci, compresi nell’elenco delle forniture garantite. Restano a pagamento, invece, tutte le prestazioni non incluse nei Livelli essenziali di assistenza, che variano in base al tipo di servizio e al contesto clinico.
Prestazioni gratuite in gravidanza e percorsi per chi cerca un figlio: cosa prevede il nuovo piano
Un capitolo a parte è riservato alle donne in gravidanza. Il Ministero della Salute ha confermato che anche nel 2026 tutte le prestazioni necessarie prima, durante e subito dopo il parto saranno esenti dal ticket. Questo vale sia per i controlli di routine che per gli esami specialistici, come la translucenza nucale, il test combinato e altri monitoraggi richiesti in gravidanza. Il medico curante dovrà indicare sulla ricetta il codice di esenzione corrispondente allo stato gestazionale per consentire l’accesso gratuito.
Il piano copre anche corsi preparto, visite psicologiche nei casi in cui siano clinicamente motivate, e controlli più frequenti per chi presenta fattori di rischio. Le prestazioni non riguardano solo la donna. In presenza di un percorso di ricerca di gravidanza, il sistema sanitario garantisce anche al partner maschile esami specifici, come gli accertamenti ormonali o genetici, quando vi siano elementi clinici che lo giustificano. Una misura utile soprattutto nei casi di infertilità secondaria o aborti ricorrenti, già riconosciuta da diversi enti territoriali.
Il messaggio che arriva dal Ministero è chiaro: il sistema vuole essere più inclusivo e preciso, ma per farlo richiede tracciabilità dei dati e partecipazione attiva da parte dei cittadini. Se l’utente non risulta nei registri digitali, non potrà accedere automaticamente alle esenzioni, e rischia di dover pagare anche ciò che gli spetta gratuitamente. Chi ha dubbi sulla propria situazione può rivolgersi alla propria ASL, accedere al Fascicolo Sanitario oppure chiedere assistenza agli sportelli dedicati. Per i nuovi nati, infine, l’esenzione viene riconosciuta al momento della registrazione anagrafica e rimane attiva per tutto il periodo previsto dalle normative.
