Il bonus da 4500 euro che puoi ricevere senza ISEE (ma pochi sanno che esiste davvero)

Il bonus da 4500 euro che puoi ricevere senza ISEE (ma pochi sanno che esiste davvero) - www.acquaesaponec5.it

Lorenzo Fogli

Novembre 19, 2025

Il bonus caregiver 2024 fino a 4500€ può essere richiesto anche senza ISEE in alcuni casi: ecco quando e da chi.

Chi assiste ogni giorno un genitore, un figlio o un parente con disabilità sa quanto possa essere pesante il carico fisico, mentale ed economico. Per questo il bonus caregiver 2024 continua a rappresentare un aiuto concreto per chi vive questa realtà silenziosa, quotidiana. Si tratta di un contributo destinato ai familiari di persone con disabilità grave riconosciuta ai sensi dell’articolo 3 comma 3 della Legge 104. L’importo può arrivare fino a 4500 euro l’anno e l’obiettivo è chiaro: alleggerire il peso economico e dare valore al lavoro di cura spesso svolto da figli, genitori o coniugi, senza compenso né riconoscimenti ufficiali.

A chi spetta davvero il bonus caregiver e perché l’ISEE non è sempre richiesto

Il primo punto da chiarire è che non tutti i bonus destinati ai caregiver sono uguali. Il contributo non è nazionale in senso stretto, ma gestito a livello regionale o locale, attraverso i Comuni o gli Ambiti Territoriali Sociali. In molti casi l’erogazione è legata alla disponibilità dei fondi, che varia da territorio a territorio. E questo cambia anche le regole sull’ISEE.

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Esistono Regioni dove l’ISEE non è obbligatorio per accedere al bonus. Il motivo? Alcuni bandi specifici o fondi speciali, gestiti da enti locali o fondazioni, non vincolano il contributo al reddito, ma piuttosto alla gravità della disabilità e alla convivenza con il familiare assistito. Questo significa che anche chi ha ISEE elevato può avere diritto all’aiuto, purché rispetti criteri diversi, legati al ruolo di cura svolto.

Ovviamente, in molti altri casi l’ISEE viene comunque richiesto. Resta quindi fondamentale informarsi presso il proprio Comune di residenza, perché ogni bando ha regole proprie. Alcuni caregiver, pur avendone diritto, rinunciano per mancanza di informazioni. Altri lo richiedono senza sapere che non è cumulabile con altri sostegni simili.

Un altro punto centrale è la convivenza con la persona disabile, che spesso è richiesta per dimostrare la presa in carico diretta. Ma ci sono casi in cui viene accettata anche una residenza diversa, se accompagnata da una presenza costante e documentata. Il requisito principale resta sempre il riconoscimento ufficiale di disabilità grave da parte della Commissione medica ASL.

Come ottenere il contributo e cosa sapere su domande, tempistiche e cumulabilità

Per accedere al bonus caregiver bisogna presentare domanda al Comune o tramite gli Ambiti Territoriali incaricati. La procedura varia, ma generalmente occorre fornire il certificato della Legge 104, un documento che dimostri il grado di parentela, eventuali attestazioni di residenza o convivenza e, nei casi previsti, anche la dichiarazione ISEE.

Non esiste un portale unico nazionale per fare domanda, ma in alcune aree è possibile procedere online tramite il sito INPS, o più spesso attraverso portali regionali. Per questo è consigliabile verificare ogni anno la pubblicazione del bando nella propria zona. In molti casi i fondi vengono erogati fino a esaurimento risorse, quindi presentare la domanda per tempo è cruciale.

Il contributo non è cumulabile con altri bonus che coprono la stessa funzione, come ad esempio l’assistenza domiciliare retribuita da enti pubblici o assegni di cura già percepiti. Tuttavia, può essere integrato con altri strumenti della Legge 104, come i permessi retribuiti, il congedo straordinario o le agevolazioni fiscali previste per chi sostiene spese legate all’assistenza.

Il tema della trasparenza resta centrale. Nonostante l’importanza di questi bonus, manca spesso una comunicazione unificata, e molti familiari non sanno di avere diritto a un aiuto. È importante sottolineare che anche chi riceve assistenza da enti terzi, ma svolge comunque un ruolo di cura attivo, può rientrare nei criteri di ammissibilità.

Infine, un’ultima nota riguarda il valore del lavoro di cura: questo contributo non è una paga, ma un riconoscimento simbolico ed economico per chi rinuncia ad altri impieghi o vive interamente dedicato all’assistenza di un familiare con disabilità grave. Un gesto piccolo, forse, ma che per molti rappresenta una boccata d’aria in un percorso lungo e spesso solitario.