Sinner incassa 5 milioni: Due case di lusso, un prestito da 3 milioni e una mossa che spiazza anche gli esperti di finanza

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Sinner in corso Venezia (e perché c’è un dettaglio che fa discutere) - www.acquaesaponec5.it

Lorenzo Fogli

Novembre 19, 2025

Sinner guadagna 5 milioni alle ATP Finals e compra casa a Milano con un mutuo: cosa c’è dietro.

Jannik Sinner ha chiuso il 2025 con un colpo doppio. Il primo è sotto gli occhi di tutti: la vittoria alle ATP Finals di Torino, con cinque incontri vinti e un assegno da oltre 5 milioni di dollari. Il secondo, più silenzioso ma non meno rilevante, è un investimento da oltre 6,5 milioni di euro in immobili nel cuore di Milano. Un’operazione formalmente firmata dalla sua società, Foxera, e in parte coperta da un mutuo con tasso superiore al 5%. Un dato sorprendente per chi, come lui, può contare su flussi milionari costanti e una liquidità apparentemente senza limiti. Ma è proprio in questo passaggio che si delinea la complessità della nuova “Sinner Spa”, un sistema che evolve, si struttura e reinveste – con prudenza e strategia – in Italia.

Il doppio colpo: vittoria a Torino e due appartamenti a Milano

Il conto dei premi è impressionante: oltre 56 milioni di dollari guadagnati in carriera, con il solo 2025 che ne vale quasi 17. Ma il colpo di scena arriva da corso Venezia, Milano, dove la Foxera Re, società riconducibile a Sinner, ha acquistato due appartamenti di lusso: uno da 289 e uno da 403 metri quadrati, ex proprietà della famiglia Buziol-Dametto, storicamente legata al marchio Replay.

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Cos’ha comprato Sinner in corso Venezia (e perché c’è un dettaglio che fa discutere) – www.acquaesaponec5.it

Il pagamento? Solo in parte. 2,9 milioni di euro sono arrivati direttamente da Montecarlo, dove Sinner risiede e investe gran parte delle sue entrate. Il resto è coperto da un mutuo quindicennale con TAEG al 5%, stipulato non con il suo sponsor bancario, Intesa Sanpaolo, ma con CheBanca!, oggi parte di Mediobanca Premier. Una scelta che lascia spazio a letture multiple: ottimizzazione fiscale, leva finanziaria o semplice strategia di diversificazione? L’ipotesi di una rinegoziazione è concreta, vista la curva dei tassi in discesa.

Ma c’è anche altro. La società acquirente è stata ristrutturata: da “sas” a “srl”, cambiando l’oggetto sociale da semplice gestione immobiliare a holding di partecipazioni e funzioni di coordinamento. A questo si aggiunge il trasferimento della sede legale da Milano a Brunico, negli uffici di Baumgartner Partner, dove ora opera Alex Vittur, storico amico e manager di Sinner, che detiene pieni poteri gestionali. Segno di un disegno preciso: trasferire una parte dell’asse strategico da Montecarlo all’Italia, anche se gradualmente.

Governance, perizie e l’ombra di una regia scomoda

La galassia Sinner si struttura con perizia. I due consulenti Josepha Iervolino e Dietmar Huber risultano procuratori speciali sia per Foxera Re a Monaco (che controlla il 99% della srl italiana) sia per Avima, legata a Vittur, che ne possiede l’1%. Una fotografia contabile al 31 maggio mostra un valore netto di 6,6 milioni per gli immobili, ma anche una perdita cumulata di 454 mila euro: il segno di un investimento appena avviato, ancora in fase di consolidamento, dove pesano costi fissi e ammortamenti.

In controluce, però, c’è un dettaglio che ha fatto rumore. Tra i partner coinvolti nelle prime fasi figura lo studio Hager & Partners di Milano, legato a Heinz Peter Hager, commercialista bolzanino indagato nella maxi inchiesta di Trento sul sistema Benko. Nessun coinvolgimento diretto per Sinner, ma un’eco reputazionale che – in ambienti finanziari e mediatici – vale più di una firma. Il trasferimento della sede a Brunico e il cambio di regia potrebbero quindi rispondere anche a un’esigenza di trasparenza, riposizionamento e pulizia dell’immagine.

Tornando ai numeri, resta il cono d’ombra legato alle attività estere: molte delle società monegasche non pubblicano bilanci, rendendo opaca la gestione del patrimonio. Eppure qualcosa trapela: il valore attribuito alla “Sinner Spa” è stimato attorno ai 92 milioni di euro, tra premi, sponsor e asset immobiliari.

Si tratta solo di un tentativo di re-shoring patrimoniale? Oppure di una tappa intermedia in un percorso più ampio? I segnali vanno nella seconda direzione: una holding italiana, una strategia con regia interna, un investimento rilevante in un quartiere simbolo del potere milanese. Tutto lascia intendere che Jannik – fuori dai riflettori del campo – stia imparando anche la partita più difficile: quella della gestione e protezione del patrimonio.