Un magazzino che riceve pallet pieni di scatole con l’etichetta “100% riciclato”: è questa l’immagine che molte aziende associano alle nuove opportunità di sostegno pubblico. Il governo ha introdotto un bonus materiali riciclati rivolto alle imprese per favorire l’uso di prodotti e imballaggi ecosostenibili. Si tratta di un contributo che prende la forma di credito d’imposta e che può arrivare fino a 20.000 euro per beneficiario, con l’intento di spingere verso scelte produttive a minore impatto ambientale. Chi maneggia packaging, chi acquista materie prime secondarie o chi adotta soluzioni compostabili sa che il tema non è solo etico: pesa sul bilancio e sulla logistica. Un dettaglio che molti sottovalutano è la necessità di documentare in modo preciso la natura dei materiali, perché la misura richiede certificazioni specifiche sulla composizione e sulla provenienza degli acquisti.
Chi può accedere e quali spese sono ammesse
Possono chiedere il beneficio imprese di qualsiasi dimensione che abbiano sostenuto spese per l’acquisto di materiali riciclati o imballaggi biodegradabili e compostabili. La norma di riferimento nasce dalla Legge di Bilancio e i dettagli applicativi sono contenuti in un decreto attuativo del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Il credito copre il 36% della spesa ritenuta ammissibile, con il tetto massimo di 20.000 euro per soggetto. Sono agevolabili i prodotti realizzati con materiali recuperati dalla raccolta differenziata e gli imballaggi conformi alle norme tecniche comunitarie per la compostabilità, oltre a materiali provenienti da carta, vetro, alluminio e plastica riciclata. I tecnici del settore evidenziano che non basta l’etichetta: è richiesta una certificazione della natura ecosostenibile per provare la congruità della spesa.

La misura rientra nel regime degli aiuti de minimis, quindi i benefici devono rispettare i limiti stabiliti per il triennio di riferimento. Le risorse stanziate per sostenere le domande sono limitate e destinate a specifici esercizi di spesa; per questo motivo le imprese che programmano acquisti periodici dovrebbero inserire queste voci nel conto economico con anticipo. Un fenomeno che in molti notano nelle filiere italiane è l’aumento delle richieste di certificazione da parte dei fornitori: questo passaggio burocratico, spesso trascurato, può determinare ritardi nella rendicontazione.
Modalità di presentazione e aspetti pratici da tenere in conto
La domanda per ottenere il credito d’imposta deve essere presentata esclusivamente in modalità telematica, attraverso la piattaforma indicata nel bando. Il provvedimento predisposto dall’amministrazione stabilisce che le istanze saranno valutate indipendentemente dall’ordine cronologico di ricezione, ma è comunque necessario allegare tutta la documentazione che attesti la spesa e la corrispondente certificazione ambientale. Tra i documenti richiesti rientrano fatture, bolle di consegna e certificati di conformità dei materiali; senza questi allegati la pratica rischia di essere sospesa o respinta.
È importante ricordare che il credito è utilizzabile esclusivamente in compensazione per il pagamento di imposte e contributi, secondo le regole ordinarie di utilizzo fiscale. Le aziende che pianificano di avvalersi dell’agevolazione devono quindi predisporre un quadro fiscale coerente, perché il beneficio non prevede erogazione in conto corrente ma solo riduzione dei debiti fiscali. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è la logistica inversa: la gestione dei flussi di rifiuto e dei materiali riciclati richiede spazi, tempi e accordi con fornitori e consorzi, elementi che incidono sui costi ammessi.
Per le imprese italiane che stanno riconsiderando i fornitori e le materie prime, il bonus rappresenta un incentivo concreto a cambiare pratiche produttive senza rinunciare alla sostenibilità economica. Il percorso, però, passa per controlli documentali e obblighi di certificazione che chi opera nel settore conosce bene: puntare su materiali di recupero conviene, ma richiede programmazione e attenzione alle regole, soprattutto nella rendicontazione finale.
