Sul tavolo della cucina, tra ricevute e kopie di libri ancora da comprare, molte famiglie italiane ricontano il budget scolastico e sentono il peso di una spesa che sale ogni anno. Nelle scuole secondarie di secondo grado i manuali rimangono una voce rilevante: per alcune famiglie si tratta di centinaia di euro che incidono sul bilancio mensile. Per provare a ridurre questo onere, due senatrici del gruppo parlamentare indicano una soluzione fiscale che potrebbe alleggerire il conto finale. È una proposta tecnica, con numeri e soglie precise, pensata per entrare nel testo della manovra economica e tradursi nella dichiarazione dei redditi di chi paga i libri.
Come funzionerebbe la detrazione e i limiti pratici
La proposta introduce una detrazione fiscale del 22% sulle spese per i libri di testo destinati agli studenti delle scuole superiori, estesa sia ai volumi in formato cartaceo sia a quelli in versione digitale. Il meccanismo si articolerebbe come una voce del sistema delle detrazioni IRPEF, permettendo ai contribuenti di recuperare una quota dell’importo sostenuto attraverso il modello 730 o il modello Redditi. Per essere ammessi alla detrazione, i manuali dovrebbero far parte delle liste di adozione ufficiali deliberate dalle scuole: è una barriera amministrativa che collega la misura agli elenchi ufficiali e riduce i margini di abuso.

Un dettaglio che molti sottovalutano riguarda la documentazione: per ottenere il beneficio sarà necessario conservare le fatture o gli scontrini parlanti che attestano il contenuto dell’acquisto, in particolare per i libri digitali. C’è poi un vincolo centrale: la misura non sarebbe cumulabile con altri interventi pubblici per la stessa finalità. In pratica, chi già percepisce contributi regionali, comunali o specifici bonus per l’acquisto dei testi non potrà aggiungere anche questa detrazione. È una scelta che mira a evitare duplice finanziamento sulle stesse spese e a distribuire le risorse con maggiore equità.
Due opzioni: estensione universale o selezione per reddito
La formulazione dell’emendamento contempla due strade alternative. La prima ipotesi è la più inclusiva: la detrazione del 22% sarebbe disponibile per tutte le famiglie con figli iscritti alle scuole superiori, senza alcun limite di reddito. Secondo le stime indicate nella proposta, questa opzione comporterebbe un onere per lo Stato quantificato in circa 67 milioni di euro l’anno, con copertura finanziaria prevista dal Fondo per le esigenze indifferibili. È una scelta che privilegia semplicità e ampia platea di beneficiari, ma richiede una spesa pubblica significativa.
La seconda ipotesi mira a concentrare l’intervento sulle famiglie più vulnerabili: la detrazione verrebbe riconosciuta solo ai nuclei con un ISEE non superiore a 35.000 euro. Con questa soglia, il costo stimato scenderebbe a circa 33 milioni di euro all’anno, praticamente la metà dell’opzione universale. Si tratta di una soluzione più selettiva che tende a ottimizzare l’uso delle risorse pubbliche, favorendo chi ha redditi medio-bassi. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che in alcune aree le spese per i testi risultano particolarmente alte, quindi la soglia ISEE potrebbe avere effetti diversi tra regioni e province.
Iter parlamentare, possibili modifiche e impatto reale sulle famiglie
L’emendamento è stato depositato dalle senatrici del gruppo e ora affronta l’esame delle commissioni parlamentari competenti: il percorso decisionale prevede verifiche di sostenibilità finanziaria e confronti tra gruppi politici. Non è garantito che la misura arrivi nel testo definitivo della Legge di Bilancio senza cambiamenti: potrebbe essere modificata, ridimensionata oppure riformulata per inserirla in un quadro più ampio di interventi per la scuola. Chi osserva l’iter legislativo sa che gli aggiustamenti tecnici sono frequenti e che la versione finale può differire sostanzialmente dalla proposta iniziale.
Dal punto di vista pratico, se la detrazione venisse approvata come proposta, migliaia di famiglie in Italia otterrebbero un alleggerimento fiscale concreto sulle spese obbligate per la scuola. Un fenomeno che in molti notano è la crescita della spesa per materiali didattici nelle aree con scuole tecniche e professionali, dove i testi specialistici costano di più. Il cambiamento potrebbe tradursi in una riduzione immediata del carico fiscale al momento della dichiarazione dei redditi, ma rimane cruciale la capacità delle famiglie di conservare la documentazione richiesta. Un dettaglio realistico: in diverse città gli istituti pubblicano già le liste di adozione online, e per questo la misura potrebbe risultare più semplice da attuare in aree con servizi digitali più sviluppati.
